Il primo post è come il primo scoglio che affronti quando vai al mare: imprechi, perché non sai come muoverti, poi prendi confidenza, infine ti butti in mare.
Imprechi perché non sai che dire, poi la scrittura da post ti viene naturale, infine diventa il tuo pane (perché l'inglese it's my cup of tea non ci piace, è troppo ipocalorico).
Penso che la prima cosa che vi domanderete è: chi sei? Semplice, una persona qualunque, con gusti e modi di fare che si adeguano. Non necessito di dare ulteriori informazioni, scoprirete la mia indole e la mia personalità con il susseguirsi ossessivo e labirintico dei miei post. (Ariosto mi leggi?)
Vi posso solo anticipare che la cosa che mi riesce meglio è aborrire cose, sbagliare congiuntivi che Lapo Elkann levati, autocommiserarmi e nel mio futuro pieno di unicorni e party con Linsday Lohan, prevedo solo querele e ancora tanto studio.
Ho sentito l'esigenza di avere un blog per non lasciar morire pensieri, riflessioni, momenti fandom alla "Shemar Moore sposami" e descrivermi le mie utopie, ben diverse da quelle di Thomas More (un mondo dove l'insalata è ipercalorica e da Starbucks ci va solo Pennac insieme a Murakami, Gramellini e sono in streaming con D'Avenia da Palermo, per dire).
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