mercoledì 15 maggio 2013

Il lento metabolismo del cuore.

Se c'è una cosa in cui sono lenta (come giustamente succede), bene: questa è metabolizzare il dolore per trasformarlo in maturità. Ciclo di Krebs, spostati un attimo, qui si parla di cose serie. A diversi anni/mesi di distanza ho capito un paio di cose, che ora enuncerò in ordine deliziosamente sparso.

  1. Grazie a voi che, parlandomi dietro, avete reso la mia emotività straccio pubblico, ma che mi avete fatto crescere.
  2. Grazie a te, che ho incontrato in prima superiore, quando ero una dolce pischelletta. Soprattutto tu mi hai fatto crescere, mi hai fatto metabolizzare un dolore grosso: quello di non essere piaciuti obbligatoriamente dall'altra persona. Ammetto che è stato un percorso duro, parecchie volte sono ricaduta, come inerme zimbello dei miei sentimenti. Mi sono rialzata, però, più forte e convinta di prima che, nonostante non mi hai dato grandi soddisfazioni, mi hai fatto maturare un sacco. 
  3. Ti ringrazio, ex fidanzato, per tutto ciò che mi hai dato. Per tutto il tempo che hai speso dietro di me, per tutto ciò che hai fatto per me. Non porto rancore per avermi rifiutato quando, in lacrime, sono tornata da te, convinta di aver fatto la più grande cazzata della mia storia personale. Me lo aspettavo, tutto sommato. Una cosa in cui voglio lodarti è stata la trasparenza e il coraggio di dirmi sempre in faccia ciò che pensavi. Se c'è un sentimento che provo tutt'ora nei tuoi confronti, questo è l'affetto. Non scherzo, provo per te lo stesso bene che provo per i miei amici più cari e intimi. Avessi la possibilità di farlo, giuro che ti abbraccerei. Un po' perché mi manca, un po' perché è ciò di cui ho bisogno in questo periodo, un po' perché non me li sono goduti abbastanza, quegli abbracci.
    D'altro canto, avessi tu la fortuna di trovare un'altra ragazza a cui puoi donare tutto l'affetto e l'amore che mi hai dato (malgrado l'effimera durata), ti auguro tutto il bene possibile. Ti auguro che lei possa darti ciò che non sono riuscita a darti io, che possa darti più soddisfazioni di me (nel conoscere e ammirare profondamente un artista o un film e non certamente entrarci a contatto per la prima volta quando glielo nomini, come succedeva data la mia proverbiale ignoranza), che possa infine godere di ogni attimo che ha a disposizione con te. E non rimpiangerlo come faccio io, ora. Anche qui non proverei alcun tipo di rancore nei tuoi confronti, dal momento che probabilmente lo stai facendo con maturità e non con astuzia, come fanno in molti. Mi hai fatto crescere, mi hai portato via da una situazione spiacevole, mi hai fatto conoscere nuova gente e fatto entrare a contatto con mondi veramente affascinanti. E se pensi che io, con questo, voglia tornare insieme a te...ti sbaglieresti! Rivivere quei momenti trascorsi insieme mi riempirebbe davvero il cuore, ma è ora di provarne di nuovi, divisi e sempre più belli. 
  4. Grazie a te, ragazzo di affascinante presenza e movimento, per riempire le mie giornate di ricerche (spesso inconcludenti), per farmi sognare, per far maturare il mio desiderio di sentimenti e per farmi sentire viva. Grazie, grazie, grazie! 
Ora che ho concluso, consiglio a questo post alle emotive e sentimentali come la sottoscritta (che sicuramente scoppieranno a piangere) e sconsiglio questo post ai diabetici, agli acidi, agli acerbi e ai pettegoli. 

domenica 12 maggio 2013

Introversion is not a sin

Grazie Psyco-Facts per togliermi le parole di bocca.

Il primo scoglio.

Il primo post è come il primo scoglio che affronti quando vai al mare: imprechi, perché non sai come muoverti, poi prendi confidenza, infine ti butti in mare.
Imprechi perché non sai che dire, poi la scrittura da post ti viene naturale, infine diventa il tuo pane (perché l'inglese it's my cup of tea non ci piace, è troppo ipocalorico).

Penso che la prima cosa che vi domanderete è: chi sei? Semplice, una persona qualunque, con gusti e modi di fare che si adeguano. Non necessito di dare ulteriori informazioni, scoprirete la mia indole e la mia personalità con il susseguirsi ossessivo e labirintico dei miei post. (Ariosto mi leggi?)
Vi posso solo anticipare che la cosa che mi riesce meglio è aborrire cose, sbagliare congiuntivi che Lapo Elkann levati, autocommiserarmi e nel mio futuro pieno di unicorni e party con Linsday Lohan, prevedo solo querele e ancora tanto studio.

Ho sentito l'esigenza di avere un blog per non lasciar morire pensieri, riflessioni, momenti fandom alla "Shemar Moore sposami" e descrivermi le mie utopie, ben diverse da quelle di Thomas More (un mondo dove l'insalata è ipercalorica e da Starbucks ci va solo Pennac insieme a Murakami, Gramellini e sono in streaming con D'Avenia da Palermo, per dire).