giovedì 13 giugno 2013

Chi sono? O meglio, chi dovrei essere?

Ho in mente una chiara immagine di me, che non corrisponde decisamente a ciò che vorrei essere. Un messaggio semplice, chiaro, subito colto. Il problema è che non ho mai avuto la possibilità di essere me stessa, lasciarmi andare, fare esperienze per aver vissuto per troppo tempo sotto una campana di cemento. Se mi guardo indietro e tolgo le cose positive (proprio poche), ammetto che in 17 anni non ho preso una scelta giusta. Avrei dovuto andare lì, fare quello, provare quell'altro, tentare fino alla fine con quest'altro ancora. Rimpianti, rimpianti, rimpianti. Delusioni, delusioni, delusioni.

Ammetto, allo stesso tempo, di essere una persona dalle grandi ambizioni e le delusioni arrivano puntuali come i nonnini in coda alle poste per ricevere la pensione a inizio mese. Però mi piace sognare in grande, provare a buttarmi fin troppo in alto per respirare ad ampi polmoni. E faccio sempre la grama fine di Icaro, pochi cazzi.

Sono sempre stata una persona troppo accomodante, però. Non sembra, perché ho una personalità forte, contraddittoria, quasi impossibile da distruggere. E invece. Sembro quella che è sempre in subbuglio, sempre sul piede di guerra, sempre pronta alla rivolta. Poi mi sgretolo come cartongesso e la parola "ribellione" me la dimentico per un po'. Ho tanto ottimismo ma dura quanto un gatto in tangenziale, tempo tre giorni ed è tutto finito. Figuriamoci se poi prendiamo in considerazione il discorso "essere se stessi", perché essendo troppo accomodante non ho mai quel libero arbitrio che hanno persone più forti di me e quella percezione di proprietà che gli altri.

Vedete? Mi confronto troppo con gli altri, mi faccio troppe domande e mi do troppe risposte. Ma filosofa non è un aggettivo che mi si addice, non vogliatemi male.

Fatto sta che non ho mai potuto essere un fiore che sboccia, uno human flourishing, anche se il suddetto termine è un po' grosso per definire una semplice maturazione adolescenziale. Eudaimonia se proprio dobbiamo essere corretti, ma tant'è.
Sto semplicemente cercando l'equilibrio che può instaurarsi tra il mio modo di essere attuale e il mio modo di essere del sogno e del desiderio. E' difficilissimo, perché quel mio modo di essere del sogno (quasi utopico, se vogliamo autocommiserarci) è quel modo di essere che dovrei attuare giorno per giorno e che faccio fatica a portare avanti. Danza classica (lezioni private) troppo costosa ne è un chiaro esempio.

Ho capito di essere uno zimbello di mia madre, di non avere il coraggio di ribellarmi, di non avere le palle. Bene, non oggi. Anzi, non più da oggi. Ero satura di continuare a vivere rinchiusa in una campana di vetro, viziata per comodità di mia madre, asociale e apatica. Io non sono così! Io sono un animale sociale, sempre alla ricerca di cose nuove, sempre in movimento, sempre in viaggio (se non fisicamente, mentalmente), sempre alla ricerca del meglio. Molto spesso sbaglio a trovare il mio meglio, ma sinceramente è tutta esperienza che entra. Sono stufa di rimanere chiusa dentro una camera 4x4 e fare finta che sia tutta colorata e bella quando è triste e vuota. Sono stufa di rimanere in casa, sapendo che fuori c'è gente, ci sono emozioni, c'è esperienza, c'è VITA.

Ho voglia di vivere e scusatemi se è poco! (e meno male che mancano solo 8 mesi ai 18 anni!)

Nessun commento:

Posta un commento